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Giuseppe Marangoni: la testimonianza virtuosa del recupero del Mulino al Pizzon

ROVIGO – E’ stato invitato dalla Confcommercio provinciale di Rovigo a portare una testimonianza sul tema della sostenibilità ambientale al convegno “Le imprese del Commercio, del Turismo e dei Servizi attori della transizione ecologica del territorio” (LEGGI LA NOTIZIA) in qualità di amministratore della società che gestisce la Locanda Mulino al Pizzon di Fratta Polesine.

Giuseppe Marangoni ha ripercorso la strada che ha seguito, in autonomia e con non pochi problemi, a partire dal 2007, per rendere la Locanda Mulino al Pizzon un esempio perfettamente riuscito di realtà inserita in maniera ecostostenibile in un territorio riqualificato e strappato all’abbandono ed alla incuria. Confcommercio affianca oggi alle imprese il marchio di sostenibilità ambientale Imprendigreen che, attraverso un articolato questionario, tocca tutti gli aspetti dell’attività evidenziando dove i risultati ottenuti sono già sufficienti e dove, in futuro, sarebbe auspicabile migliorare. Marangoni quindi, antesignano degli interventi di recupero ed imprenditore attento all’ambiente, è stato l’applaudito testimonial di Confcommercio per come “bisognerebbe tutti essere nel fare impresa”.

“Voglio rimarcare l’importanza di uno degli obiettivi di questo convegno: trovare i modi perché le istituzioni pubbliche incentivino l’azione delle imprese e le affianchino nel superare gli ostacoli nei percorsi di miglioramento verso una maggiore sostenibilità, e più in generale verso una qualità crescente dei servizi alla cittadinanza e ai visitatori” ha affermato Giuseppe Marangoni ripercorrendo la storia recente dell’ex Mulino al Pizzon di Fratta Polesine.

Le azioni compiute riguardano la MEMORIA di un luogo recuperata, il RIUSO ovvero la nuova vita ed i nuovi servizi offerti da un frammento di territorio che sarebbe stato destinato all’abbandono, le ENERGIE RINNOVABILI, il RICICLO, la CULTURA alimentare e dell’ospitalità.

E’ stato recuperato un monumento da considerarsi come patrimonio della Comunità, entrato a far parte delle eccellenze riconosciute a livello nazionale dal Fai. Sono state mantenute le caratteristiche di un luogo che la rovina del mulino avrebbe destinato, nel migliore dei casi, ad una speculazione immobiliare.
La concezione del recupero del complesso molitorio non è stato di pura conservazione, ma attraverso il progetto si è data nuova vita al monumento garantendone l’autonomia anche finanziaria, non solo Ecomuseo per l’ex Mulino, ma anche trasformazione a locanda, cucina, officina per le barche, lo squero, utilizzando i fabbricati già realizzati in passato attorno all’ex mulino.
Dal 2007 si produce energia elettrica da rinnovabili grazie ad un primo impianto fotovoltaico realizzato con la collaborazione progettuale della Provincia di Rovigo, 10 Kw dal tetto dell’ex magazzino delle sementi.

Il progetto di impianto idroelettrico da 3 Kwh sfruttando lo stesso salto d’acqua all’origine del Mulino, invece, non viene autorizzato. “Non è stato possibile installare la miniturbina costruita da un giovane elettromeccanico di Rovigo per la negazione del permesso di utilizzo dell’acqua consortile, la stessa che fa girare le pale del mulino” ricorda con amarezza ed incredulità Marangoni.

Dal 2019 un secondo impianto fotovoltaico posizionato sempre sui tetti dei magazzini produce ulteriori 15Kwh garantendo l’energia sufficiente per la riconversione dell riscaldamento e la climatizzazione dei locali ad energia elettrica da rinnovabili abbandonando il gas che invece proviene da fonti fossili climalteranti.

Non è stato autorizzato l’impianto geotermico con una sonda nell’acqua dello Scortico, che avrebbe garantito una maggiore efficienza agli impianti dell’ex Mulino, per negazione permesso.

Le buone pratiche del riciclo non riguardano solo i rifiuti, ma tutti gli interventi, dagli allestimenti dei locali, la manutenzione, il recupero mobili, comprese le piccole cose più o meno “antiche” salvate dal facile scarto.

Un giardino di piante aromatiche raccoglie circa 40 tipologie di specie che diventano risorsa dell’arte culinaria oltre che motivo di curiosità per gli ospiti della locanda ed i passanti.

“L’ospitalità non è solo fornire un letto comodo e del cibo gustoso – conclude Marangoni – ma la vedo come un luogo di incontro e di cultura condivisa tra gli ospiti, il territorio, la città. Noi brevemente ci diciamo che Al Pizzon è un mulino che macina cultura”.


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